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racconto Chi tre caglie nun cur tre caglie nun vale



Detto, proverbio e racconto popolare

“Chi tre caglie nun cur, tre caglie nun vale!”


Un ricco barone, proprietario di ettari ed ettari di terreno, aveva al suo servizio un fattore che, in cambio di qualche zuppa di fagioli e un letto su cui dormire, curava le tenute del suo padrone. Dal sorgere del sole al suo tramontare, udir si poteva il rumor della falce che tagliava il grano piuttosto che il ragliar dell’asino che arava i campi. Un dì il barone volle recarsi ai campi per vagliare il lavoro del suo fattore. Accompagnato da quest’ultimo, il barone intervallava la sua ispezione a fum di sigaro, gettandone a terra i mozziconi. Questi ultimi, al suo passaggio, venivano scrupolosamente raccolti dal fattore che li metteva nella sua tasca allo scopo di riutilizzarli. Il padrone, notando la scrupolosità del fattore nell’evitare un inutile spreco, ne dedusse, a ragione, che la stessa parsimonia veniva da lui utilizzata nella cura dei suoi poderi. Dunque, rivolgendosi al fattore, con tono soddisfatto escalmò:<< Bravo! Chi tre caglie nun cura, tre caglie nun vale!>>, ossia:<< Chi tre tralci di vite non cura, tre tralci di vite non vale!>>
Morale del racconto: l’efficienza di una persona e il suo valore si vede a partire dalla cura che riserva alle piccole cose.


 

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