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Maria Santissima Incaldana: l’icona uscita indenne dalle devastazioni dei Turchi -Mondragone





Maria Santissima Incaldana: l’icona uscita indenne dalle devastazioni dei Turchi.



A metà strada tra storia e leggenda, spiritualità e religiosità, folklore e devozione, si colloca l’icona più venerata a Mondragone, nonché protettrice stessa della città: Maria Santissima Incaldana, il cui quadro, “ricovero” di dolori e preghiere dei tanti fedeli che si appellano Sua misericordia, è oggi visitabile nella Chiesa a cui Lei stessa diede i natali: Basilica Minore di Santa Maria Incaldana.
L’origine di questa Madonna dai tratti marcatamente bizantini, ritratta quasi come una regina in trono nell’atto di offrire il seno per allattare un Gesù neonato, affonda le radici nel lontano 1500, quando anche il litorale domizio cadde vittima di devastazioni e scorrerie dei temibili pirati turchi le cui razzie arrivarono fino alla parte alta del paese, dove si collocava un antico santuario eretto dai Padri Carmelitani e al cui interno si trovava il quadro di Maria Incaldana che uscì miracolosamente indenne dal distruttivo incendio appiccato dai Turchi. Mentre questi ultimi mettevano a ferro e fuoco sia Mondragone che i territori confinanti, i Padri Carmelitani si videro costretti ad abbandonare il Santuario, in quanto non era più un luogo sicuro. Nel frattempo la notizia dell’icona della Madonna uscita intatta dalle fiamme iniziò a suscitare un gran fervore non solo tra il popolo mondragonese ma anche tra i paesi limitrofi come Falciano del Massico e Piedimonte di Sessa, facendo sì che l’Incaldana divenisse, in breve tempo, una Madonna “contesa”. Quale chiesa ma, soprattutto, quale paese doveva accogliere l’icona ritenuta, a giusta ragione, miracolosa? A decidere fu proprio Lei: collocata su un carro di buoi, uno proveniente da Mondragone e l’altro da Piedimonte, i bovini furono lasciati liberi nel loro cammino che si arrestò proprio a Mondragone, nella zona chiamata Incaldana, da cui prende il nome la Madonna, e lì morirono. Fu qui che sorse l’attuale Basilica a lei dedicata e sotto al cui sagrato si narra che furono sepolti gli stessi buoi che l’avevano trasportata. Inizialmente, prima del restauro avvenuto negli anni ’50, la Vergine veniva invocata con l’appellativo di “faccia iarz” ovvero “volto bruciato”, perché l’immagine, coperta ancora dalla cenere, non era del tutto chiara e nitida, tant’è vero che l’immaginazione popolare aveva fatto sì che la Madonna Incaldana venisse vista e ritratta come una sorta di donna del popolo che richiamava molto lo stile classico delle Madonne del ‘500. Quando, poi, i lavori di restauro portarono alla luce una Madonna in pieno stile bizantino, ci fu una certa delusione popolare, perché si faceva fatica ad accettare una Madonna così “sui generis” che si discostava così tanto dai canoni, per così dire, “classici”. Destinato alla Vergine fu, naturalmente, l’altare maggiore della Basilica, ma anche qui il filo della storia si intreccia con quello della leggenda perché, nei giorni immediatamente successivi alla sua collocazione, sull’altare della navata minore, a destra dell’ingresso della Chiesa, fu ritrovata una colonia di formiche che, in fila, riproducevano la cornice del quadro, per cui ciò fu interpretato come segno della volontà mariana di essere collocata sull’altare minore dove tuttora si trova. E’ in occasione della festività in suo onore che Maria Incaldana, attraverso una solenne cerimonia, viene spostata dall’altare minore e collocata sull’altare maggiore dove rimane fino alla conclusione della settimana a Lei dedicata. Una Madonna, dunque, dalla storia complessa tanto quanto affascinante, sentita come “Madre” da parte di tutto il popolo mondragonese e non solo, a cui ogni figlio affida da sempre le sue intenzioni.





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