La Reggia di Caserta, sita nell’omonima città, è ancora oggi la manifestazione visibile del desiderio dei borbone di dar vita a una maestosa, quanto onirica, residenza che fosse simbolo dell’indiscusso prestigio reale. Un sogno, dunque, che prese forma e divenne realtà nel 1752 dalla maestria del goniometro di uno degli architetti più geniali del secolo: Luigi Vanvitelli.
Il genio di costui, per il quale la leggenda volle che fu accecato dallo stesso re al termine della sua straordinaria opera per evitare che potesse ricrearne una simile, diede alla luce un eccellente capolavoro dell’architettura barocca, maestoso quanto elegante, che accolse al suo interno, quasi come una sorta di grande scrigno, le più grandi maestrie partenopee: dalle pregiate sete della vicina San Leucio alle sculture e i dipinti dei più rinomati artisti del panorama ottocentesco napoletano, molti dei quali è ancora possibile ammirare percorrendo i vasti corridoi che portano alle incantevoli stanze reali.
Uno degli artisti che ha lasciato la sua “impronta” nella dimora reale è il pittore napoletano Domenico Morelli.
Quest’ultimo, protagonista indiscusso dell’ottocento napoletano, nonché poliedrica figura di intellettuale rivoluzionario nell’arte, in quanto pioniere del verismo contro il rigido accademismo, quanto nella vita dove fu sostenitore degli ideali risorgimentali effusi attraverso l’arte stessa, si calò anche nelle vesti di scrittore la cui penna diede vita alla scrittura “memorativa” e “commemorativa” che caratterizza i Ricordi della scuola napoletana di pittura dopo il ’40 e Filippo Palizzi e tracce del suo genio le ritroviamo nella Reggia stessa.
Essa, infatti, accoglie la culla destinata a Vittorio Emanuele III, principe di Napoli, realizzata proprio su disegno di Morelli che divenne, in tal modo, artefice del sonno e dei sogni del piccolo principe.
La culla, in mogano, è costituita da un angelo che regge la parte anteriore della culla e che, protendendo in avanti sembra assumere una funzione protettiva verso il neonato, mentre i putti e i frutti della terra e del mare rievocano la città di Napoli.
Un vero e proprio “gioiello” sia per i materiali in cui è stata realizzata che vanno dall’argento al corallo e ai cammei, sia per l’eleganza e l’originalità del disegno dovuti al genio morelliano.
L’attenzione verso questo pezzo di arte fu portata alla luce nel 2008 in occasione dell’inaugurazione della mostra <<Cose mai viste>>, allestita proprio nelle stanze della Reggia, mentre attualmente è ospitata nella Reggia di Venaria in occasione della mostra <<Dalle Regge d’Italia tesori e simboli della regalità sabauda>>.
Dott.ssa Valeria Nerone