Fantasmi, fate e spiritelli: arte, storia e leggenda a Casertavecchia -Casertavecchia
Fantasmi, fate e spiritelli: arte, storia e leggenda a Casertavecchia
Casa Hirta, oggi meglio nota con il nome di Casertavecchia, è un vetusto quanto caratteristico borgo medievale che si colloca sulle alture dei verdeggianti monti Tifatini e le cui origini si perdono nella notte dei tempi.
Ancora oggi, passeggiando per le antiche vie del borgo, gli occhi del viandante vengono rapiti sia dal panorama mozzafiato che, offrendo una panoramica di Caserta e città limitrofe, sembra quasi una “tela” di paesaggismo ottocentesco; sia dalle svariate opere architettoniche che sono il riflesso delle diverse “impronte” di popoli che si sono susseguite nei secoli: longobardi, svevi, saraceni, normanni e aragonesi. Un “mosaico” di razze, lingue e culture, dunque, che hanno permeato il borgo di una certa “sacralità” e alimentato di mito e leggende abitate da spiritelli, fate e fantasmi.
Secondo la leggenda, uno di essi, ancora aleggia tra i meandri della torre normanna del castello di Casertavecchia ed è quello della sventurata Siffridina consuocera di Federico II, in quanto di quest’ultimo il figlio Riccardo ne aveva sposato la bella Violante. Alla morte di entrambi i genitori, il loro figlio Riccardello ereditò la contea di Caserta sotto la tutela di Siffridina che, fedele alla casata sveva, non volle arrendersi all’arrivo di Carlo D’Angiò da cui fu imprigionata nel castello di Trani, ma rimase indissolubilmente legata al borgo casertano al punto tale che la sua anima ancora si aggira, in groppa al suo cavallo bianco, tra i resti del castello o ancora tra le bifore che caratterizzano molte casette.
Tra queste, una che spesso diventa il “souvenir” d’eccezione del turista è la famosa “casa delle bifore”, così chiamata per la sua caratteristica finestra a bifora, e che fu frutto della fantasia e genialità di una carismatica donna tedesca che, ammaliata dalla magia del borgo, decise di trasformare quello che era un vecchio rudere nella “casa della fantasia” dalla cui porta sono entrati e si sono affollati fate, elfi e spiritelli. Questi ultimi, in particolare, presero vita nelle mani delle donna che, nella sua “officina della magia” , ne realizzava svariati che diventavano ricordo d’eccezione nella case dei turisti e, perché no, ancora oggi, questi spiritelli potremmo immaginarli a sgattaiolare insieme alle fate che, sempre a dir di leggenda, diedero “un’ ala” per trasportare fin lassù le pesanti colonne in marmo provenienti dalla cattedrale di Calatia e che oggi abbelliscono la maestosa cattedrale dell’antico centro.
Avviandovi per le vie del silenzioso borgo, dunque, chiudete la “porta” del cuore alla realtà e apritela alla fantasia e alla magia, in modo che le leggende narrate acquisteranno fondamento nel vostro animo e diventeranno immortali nel luogo.